Sono 17 esemplari di pietre ornamentali lavorate, con un diametro variabile tra da 64 e 98 millimetri, non compresi in una specifica raccolta originaria, come riscontrato nei documenti conservati nell'Archivio Storico dell'Accademia dei Fisiocritici, tanto che Giulio Gori non li inserisce nell'inventario della Sezione Geologica redatto da tra il 1935 e il 1938.

Non si conoscevano pertanto la nomenclatura, nè la località o la cava di origine.
Tuttavia questi materiali lapidei meritavano l'ostensione per il valore estetico dovuto anche alla lavorazione artigianale connessa con l'antico uso ornamentale.

Nel 1995, con il decisivo supporto del Professor Lorenzo Lazzarini dello IUAV di Venezia, tra i più noti studiosi di marmi antichi, è stato svolto un lavoro di identificazione degli esemplari.
E' stato possibile conferire a 13 esemplari un'identità classificativa e determinare le rispettive cave di estrazione.
Ai 4 per i quali non si è riuscito a dare una specifica classificazione è stato attribuito il nome generico "marmo", inteso nell'accezione commerciale del termine.

Molti esemplari riportano la nomenclatura propria dei marmi antichi, tra i quali Marmo Chio o Portasanta, Marmo Frigio o Pavonazzetto, Marmo Luculleo o Africano. Pertanto questa ostensione, di recente riallestita in una vetrina nella Sala Gabbrielli, può essere considerata una appendice alla Collezione di Marmi Antichi esposta nel Chiostro del Museo dell'Accademia, nella vetrina 14 A-B.