Preparati anatomici di Paolo Mascagni
Presentazione di
Leonetto Comparini

I preparati anatomici che si conservano a Siena sono tutti pezzi disseccati nei quali è stata praticata l'iniezione con mercurio metallico dei vasi linfatici.
Si tratta di un numero di preparazioni limitato, se si considera l'eccezionale mole di lavoro sviluppata dal Mascagni nel corso della sua vita di studioso e di ricercatore, e il fatto che - sia per il costume scientifico dell'epoca, quanto per l'oggetto al quale Mascagni ha dedicato le sue ricerche - l'esecuzione di preparazioni destinate a essere conservate era la regola. Di tutte, quelle ritenute migliori, per i risultati ottenuti e per efficacia dimostrativa, venivano infatti riunite nelle raccolte museali, con finalità sostanzialmente didattiche.
Ovviamente, la scelta del metodo di conservazione di questi pezzi anatomici dipendeva dalla natura del materiale. Degli organi interni, quelli solidi di consistenza carnosa, dopo un primo processo di fissazione in toto, venivano immersi in liquidi conservativi che tuttavia non ne garantivano il mantenimento che per tempi limitati: soprattutto per l'alta deperibilità dei tessuti, ma anche, per molti di essi - specie per quelli che erano stati sottoposti a trattamenti particolari - per la progressiva perdita della loro dimostratività.
Più facile invece, e con validità di lunghissimo periodo, la conservazione di preparazioni che si prestavano per la loro natura a essere disseccate. Era da scontare, in questo caso, un marcato scadimento delle parti molli (come le masse muscolari) che, perdendo la succosità del fresco, si riducono fortemente di volume con scomparsa, a prima vista quasi totale, delle loro normali dimensioni e morfologia. Praticamente indefinita invece, e senza alterazioni rilevanti, la conservabilità delle strutture dure e di quelle membranose (come anche i visceri cavi).
Si spiega così come a noi non sia pervenuto alcun pezzo dei moltissimi che furono preparati all'epoca di Mascagni sui visceri - e conservati in "spirito di vino" entro "vasi di terra" o in "vasi di vetro" - e nei quali i suoi studi sui linfatici avevano portato proprio la maggior parte dei risultati nuovi.
Ma anche la conservazione delle preparazioni disseccate è certamente passata attraverso non pochi inconvenienti. Il costante maneggiamento, per gli usi didattici, delle preparazioni delle raccolte museali - che si è mantenuto abituale e giornaliero fino ai primi decenni del nostro secolo - ha portato verosimilmente alla distruzione di gran parte di questo materiale e fors'anche di molti dei pezzi migliori.
Così si spiega la discrepanza che esiste tra il numero delle preparazioni disseccate che lo stesso Mascagni elenca e minutamente descrive nel "Catalogo" posto in calce alla sezione sesta della sua Istoria dei Vasi Linfatici, e da lui destinate a rimanere presso la Scuola Anatomica Senese - appena 23 -, contro il numero, molto maggiore, di quelle attualmente esistenti. Evidentemente Mascagni - che è rimasto a Siena ancora per tredici anni dopo la pubblicazione dell'Istoria - ha continuato a eseguire insieme ai suoi allievi (certo anch'essi in possesso di una manualità più che collaudata), altri numerosi preparati con la tecnica ormai abituale dell'iniezione dei linfatici con mercurio metallico. E questo, molto probabilmente, tanto per l'esigenza di un continuo rinnovamento del materiale deteriorato dal costante uso didattico, quanto per l'opportunità di escludere dal maneggiamento giornaliero i pezzi migliori della collezione al fine di non impoverirla. Ed è anche verosimile che nel tempo, dei pezzi di nuova esecuzione, quelli meglio riusciti siano stati via via aggiunti alla collezione esistente, per arricchire la documentazione. Tanto più che la dimostrazione completa dei vasi linfatici di un determinato distretto richiede di norma - è lo stesso Mascagni che lo afferma - l'esecuzione di molte e ripetute iniezioni parziali. E ciò spiega anche la ripetitività dei pezzi della collezione, che sono in gran parte arti inferiori e superiori, intieri o variamente ridotti e trattati.
Non si è ritrovata alcuna schedatura di queste preparazioni anatomiche, anche se esiste la certezza che, almeno in due occasioni abbastanza recenti, ne sia stata compiuta la ricognizione.
La prima è del giugno del 1924, in quanto è in tale data che il professor Rutilio Staderini, direttore dell'Istituto di Anatomia Umana Normale che allora deteneva i cimeli mascagnani, comunica all'autorità accademica la consistenza delle collezioni dei preparati anatomici e delle tavole della Grande Anatomia. L'elencazione tanto dei preparati quanto delle tavole è tuttavia sommaria e imprecisa, e pertanto priva di qualsiasi indicazione ai fini identificativi.
La seconda occasione, di poco posteriore, è del 1932 ed è dovuta a Federico Allodi, aiuto volontario dell'Istituto anatomico senese dal '32 al '39, prima con lo Staderini e dopo con Fausto Sestini e con Castone Lambertini. L'Allodi è autore di numerosi studi e memorie su Paolo Mascagni e, in particolare, di ricerche sui vasi linfatici del cuore e di indagini radiologiche sui preparati iniettati col mercurio. In quest'occasione l'Allodi ha certamente proceduto a una schedatura dei preparati (ne sono prova alcuni cartellini di numerazione che portano il suo nome e che ancora oggi si rinvengono applicati su taluni pezzi). Non si è trovata notizia neanche di questa classificazione, che certo fu frutto di un'accurata ricognizione almeno parziale, come dimostra la dettagliata descrizione che l'Allodi fornisce dei preparati da lui sottoposti all'indagine radiografica. Comunque, il riferimento che in questo studio l'Allodi fa, per ciascuno dei pezzi descritti ed esaminati, alle figure del Vasorum lymphaticorum, non è da intendere come l'identificazione del pezzo con una corrispondente figura dell'opera: le tavole che Ciro Santi ha disegnato direttamente dalle preparazioni eseguite sul cadavere, sono infatti sempre comprensive di territori assai estesi, e pertanto mai idenrifìcabili con una singola preparazione anatomica.

Scrive Federico Allodi (1932) all'inizio della sua memoria Ricerche radiografiche sui preparati di Paolo Mascagni:
[...] I preparati del Mascagni vanno lentamente deperendo per varii motivi e fra gli altri per quella stessa tecnica che li rese un tempo così mirabilmente dimostrativi: il mercurio tende per il suo peso a sfiancare in primo tempo le sottili pareti vasali ed a deformarle: lo stato di secchezza in seguito, rende i vasi fragili ed esposti con facilità a rompersi. L'azione del tarlo e di altri elementi deleteri hanno dato come risultato che accanto a sottili travate contenenti ancora il metallo, se ne trovano altre rilevate sui piani cutanei, ma vuote e trasparenti ai raggi X. Il destino di ciò che forma, nei pezzi suddetti la testimonianza per così dire vivente, dell'opera del grande Anatomico, è segnato [...]. Esaminando le preparazioni si nota come, sia pure fra quelle meglio conservate, non è più visibile ad occhio nudo la parte iniettata o solamente in alcuni punti in quanto la patina del tempo e le vernici conservative hanno tolto la possibilità di seguire i sottili cordoncini ripieni del metallo, e che di solito appaiono così ben evidenti nel fresco.

A distanza di oltre un sessantennio da quella ricognizione dei preparati mascagnani eseguita dall'Allodi, poco resta da aggiungere alla sua descrizione. Se non che, col trascorrere del tempo, i già lamentati fattori di deperimento, qualche maneggiamento poco accorto intervenuto negli spostamenti che i pezzi hanno subito, trattamenti non sempre appropriati anche per l'impossibilità di disporre di personale tecnico professionalmente formato per la conservazione di siffatto materiale, minacciano davvero di condurre alla definitiva distruzione di questi cimeli.
Si sta attualmente procedendo alla ricognizione, identificazione e schedatura di tutto il materiale posseduto e a un minuzioso controllo dello stato di conservazione, di eventuali danneggiamenti e delle condizioni di validità dimostrativa dei singoli pezzi al fine di predisporre un circostanziato piano di recupero. L'opera di restauro da poco iniziata mostra di ottenere un netto miglioramento delle condizioni di difficile leggibilità di questi preparati che l'Allodi lamentava. La delicata rimozione di più strati sovrammessi di vernice, pur senza giungere allo scoprimento completo della patina protettiva più profonda, per non rischiare di danneggiare l'esile trama dei vasi iniettati, porta a schiarire notevolmente i pezzi, con il risultato, oltreché di un effetto estetico rimarchevole, anche di una più agevole lettura dei dettagli. Vi sono dunque fondate speranze di poter restituire, almeno ai pezzi migliori, una significativa efficacia dimostrativa.
Dai pezzi meglio conservati e nei quali il risultato dell'iniezione è apparso, a una ispezione accurata, meglio riuscito, si sono ottenute immagini radiografìche delle quali si presentano, accanto ai preparati restaurati, alcuni saggi che meritano qualche commento.
Nei radiogrammi, il disegno dei vasi linfatici iniettati col mercurio rivela discontinuità e stravasi da attribuire, almeno in parte, alle caratteristiche stesse della massa iniettata. Infatti l'esile colonna di mercurio all'interno del lume vasale tende anche naturalmente a frantumarsi e ad addensarsi per le elevate mobilità e densità e per la notevole pesantezza del metallo. Ovviamente, rotture minime verificatesi nel tempo nel preparato disseccato e per le cause le più varie, possono senza dubbio aver accentuato il fenomeno. Va detto tuttavia che la rottura della parete vasale nel preparato disseccato porta per lo più, per la particolare natura della massa iniettata e per la totale mancanza di elasticità dei tessuti, alla perdita di quantità non indifferenti del metallo che proprio per la sua notevole mobilità, si spande tutto attorno in forma di minute goccioline, come dimostrano le immagini radiografìche ottenute da alcune preparazioni, specie di dotto toracico, purtroppo irrimediabilmente danneggiate. È quindi la brusca interruzione e la scomparsa del disegno vasale che dovrebbe corrispondere, sul radiogramma, alla rottura del vaso e alla conseguente fuoriuscita del mercurio. Mentre imperfezioni e discontinuità nelle immagini dei vasi iniettati - che per lo più sono del tutto inapparenti all'ispezione accurata del pezzo - sembrano piuttosto doversi attribuire alla particolare natura della massa iniettata.
L'esplorazione dei preparati con questa metodica consente di apprezzare in alcuni casi, nel dettaglio e con ineguagliabile incisività, particolari morfologici di grande finezza, come per esempio le modalità di approdo dei collettori linfatici alle maggiori stazioni linfonodali. E questo proprio per l'immutabile e perfetta opacità della massa che favorisce la lettura sui radiogrammi anche delle disposizioni più minute, come le diramazioni vasali più fini; a differenza delle comuni masse da iniezione non naturalmente radiopache e variamente opacizzate. Ove si consideri dunque la particolare tecnica adoperata e l'epoca di esecuzione di queste preparazioni anatomiche, anche le immagini che si ottengono nei radiogrammi appaiono di straordinaria dimostratività e, per alcuni particolari, di qualità eccezionale.
Una speciale attenzione va poi riservata ad alcuni preparati, per l'esecuzione dei quali si è proceduto a trattamenti o ad artifìci poco consueti e di particolare delicatezza, che pertanto li rendono ancora più pregevoli e rari. Si tratta di arti, superiori e inferiori, che sono stati preparati con tecniche evidentemente scelte allo scopo di ottenere - e serbare nel tempo - la dimostrazione migliore possibile della trama vascolare linfatica superficiale.
Si è cercato in questi casi di mantenere, anche nel preparato disseccato, la forma e il volume normali dell'arto. Ciò è stato ottenuto in primo luogo asportando la totalità delle masse muscolari che sono massimamente responsabili delle deformazioni. Lo scheletro è stato a volte conservato nella sua intierezza oppure solo per alcune parti. Altre volte l'arto è stato totalmente svuotato, non restando che la sottile lamina dei piani superficiali con i linfatici iniettati sempre con mercurio metallico. La forma e il volume normale dell'arto sono stati, in alcuni pezzi, ricostruiti e modellati, con risultati in qualche caso eccezionali, sostituendo le parti molli asportate con canapa grezza. In altri pezzi l'arto è rimasto totalmente svuotato, consentendo così la visione dell'esile trama linfatica nella sottile lamina dei piani superficiali, per trasparenza o per transilluminazione.
Nel complesso dunque l'esame approfondito dei preparati mascagnani, arricchito anche dall'indagine radiologica, riserva acquisizioni e rilievi di straordinario interesse. Cosicché questa collezione preziosa si caratterizza, oltreché per l'inestimabile valore storico e scientifico, anche come rara testimonianza di tecnica preparatoria e dissettoria.

Pubblicato in: La Scienza Illuminata Paolo Mascagni nel suo tempo (1755 - 1815). A cura di Francesca Vannozzi. Nuova Immagine Editrice, Siena 1996.

 
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